"Su questa traccia si colloca l'abruzzese Giustino De Santis, nato a Cansano nel 1942, ma al tempo stesso, allargandosi al di là del sentimento e più propenso a una pittura formata di unita cellulari che sono sostanzialmente concepite come modelli dell'interagire tra spazio visivo e modulazione pittorica.
La forma che assume e corrode, qui, i piani dello sfondo si autoconcepisce come terreno di fertilità materica, nel germogliare di una struttura che riempie, invade e penetra i segmenti della ricchezza segnica. Una ricchezza che non si esprime nella varietà e nella dissonanza, ma piuttosto nella negazione della promiscuità dei toni, nella contraddittorietà numerica dei sezionamenti modulari, e ancora nelle assonanze discrepanti dei soggetti assimilati a organismi della molteplicità; pur se questa è nei fatti ricondotta a ripetersi, è pur sempre un atto pittorico teso a riportare il mezzo di contatto con il contrasto della materia cruda del colore e dello spazio delle superfici del quadro".
"Questo è, nella realtà, campo racchiuso, unità visiva che nega la sua estensione già nel momento del riconoscersi come parte di un campo molto più vasto che non può rivestire confini. L'estensione nell'elemento stesso del "quanto" vive dell'esperienza singolare che assume connotandosi alla propria morfologia e al colore che la determina come organicità espressiva.
  "Giustino De Santis, born at Cansano (Abruzzi), takes his stand on this track, but at the same time he goes beyond the emotion and is more inclined to a picture of cellular units, conceived as patterns of interaction between visual space and pictorial modulation.
The form that here corrodes the flat planes of the background, is conceived as a materic fertility soil, with a germinating structure that fills, invades and penetrates the segments of signic richness. This richness doesn't express itself in variety and dissonance, but in the denial of promiscuity of tones, in the numeric contradiction of modular dissections and in discrepant assonances of subjects assimilated to organisms of multiplicity. A multiplicity that is doomed to repeat itself, but is always a pictorial act aiming at bringing back the means of contact with the contrast of the raw matter of colour and the space of surfaces."
"It's really a closed field, a visual unit that denies its own extent in the same moment in which it recognizes itself as part of a wider field, without limits. The extent in the element itself of the "quantum" lives on the peculiar experience it assumes, featuring itself to its own morphology and to the colour that defines it as an expressive organic element.
 
 
 
 

Gaetano Maria BONIFATI, 1988

ANTOLOGIA CRITICA - A Critical Anthology

giustino de santis