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IL GIARDINO ESTETICO DEL PITTORE-FILOSOFO di Duccio TROMBADORI - Pag. 1 2 3 4 5
The esthetical garden of the painter-philosopher
Gemme, schegge, frange di cellule o elementi protozoici sembrano le configurazioni che l'artista dispone con cura come porzioni ritagliati di uno spazio dilatato oltre il perimetro della tela dipinta. Si spiegano così i suoi "connubi", le "efflorescenze", le "corolle", le "grandi germinazioni", ed altre opere eseguite sulla falsariga di una mimesi naturalista che sintetizza il confronto cromatico di primari e complementari su fondi zigrinati o a pallini quasi monocordi.
In questa potenza immaginativa, che registra una specie parodistica di fisiologia vegetale, il pittore tende lo sguardo sul fermento vitale che scuote gli elementi della materia organica e ne ricava i moduli di una architettura cellulare su cui misurare l'espressione. E l'attenzione figurativa è diretta a fissare sinteticamente le fasi di immaginari processi germinativi (dal seme alla pianta) in una sorta di "giardinaggio estetico" che tesse una trama fitta di geometrie ordinate secondo forme e zone equilibrate di colore.
E' un cimitero marino, quello evocato da Giustino De Santis, anzi sotto-marino: per il richiamo evidente alle colonie coralline o ad altri tipi di "fiori animali", che il pittore evoca coronando le forme con le spine di pennellate nette, per congelare ogni possibile sfarfallio impressionista . Si determinano così plaghe colorate di fondi omogenei dietro un brulicare di corrispondenze fiammeggianti dai contorni floreali e arabescati. Qui il pittore non indulge al piacere dello abbellimento superficiale né tantomeno indugia su una narratività in soggezione del reale. I suoi moduli formali sono pur sempre fattori visivi che danno sfogo al furore fantastico proiettato ad assumere esteticamente il principio originario della conoscenza.
In questo abbecedario visivo che De Santis pazientemente ricama e architetta si riversa tutto un programma poetico finalizzato ad elaborare armonie, orecchiare risonanze dell'essere, mettere in accordo forme e colori nel viluppo di linee arcuate, dentature di contorno, improvvise serpentine, tutti elementi compositivi che determinano "dialoghi" più o meno simbologici, "duetti" , "nascite" ed altre occasioni per suggerire l'immagine primigenia di un'anima dialettica del principio vitale.
  Gems, splinters, fringes of cells or protozoan elements are the shapes the artist carefully displays as if they were clippings of a space that is widening beyond the painted canvas perimeter. This way, you can explain his "connubi", his "blooming", his "corollas" and "big germination", that are created on the ruling lines of a naturalist mimesis synthesizing the chromatic clash of primary and complementary colors against shagreened or dotted backgrounds. Thanks to his imaginative power, almost a parody of vegetal physiology, the painter casts a glance at the organized ferment which shakes the elements of the organic matter and draws modules of a cellular architecture to measure expression. The figurative attention aims to synthetically fix the steps of imaginary germination processes (from seed to plant) in a kind of "esthetic gardening" that weaves a thick tangle of geometries along balanced shapes and spots of color.
It's a marine (nay submarine) graveyard, the one evoked by De Santis, because of its obvious hint to coral colonies or some other kind of "animal flowers", that the painter conjures up, carefully freezing any impressionist fluttering by means of a crown of thorns, i.e. of sharp brush strokes. The outcome is a homogeneous, colored background that lays behind swarming flaming correspondences with floral arabesque contour lines. The painter is not yielding to the pleasure of pure decoration nor dwelling upon a tale in subjection of the real. His formal modules are visual elements that give vent to the fury of fantasy in order to esthetically reach the primary beginning of knowledge.
Into this visual primer that De Santis carefully embroiders, a poetic program is flowing, aiming to elaborate harmonies, to overhear the sounds of the being, to tune forms and colors in a tangle of arched lines, edge indents and sudden coils, which are the elements that lead to more or less symbolic "dialogues", "duets", "births" and so on, to suggest the primary image of a dialectic soul of the vital beginning.
     
 
 

OGGETTI DI NATURA

OPERE

giustino de santis